Sessualità: routine o ritualità

Sessualità: routine o ritualità? Che differenza c’è? Perché e che senso hanno? Ne abbiamo parlato a Colazione in farmacia su Radio QRS

Il rito per come questo si mostra all’osservatore è un insieme di comportamenti, sempre uguali, in cui si trovano dei gesti, delle parole, dei suoni, degli atteggiamenti corporei, spesso anche dei profumi. E questo insieme di comportamenti viene reiterato in modo peculiare, cioè in un tempo e in uno spazio specifici.

Il rito rinnova la sua forza ogni volta che viene ripetuto e con sé rinnova e riaccende le emozioni e le sensazioni a esso legate. Il rito, qualunque esso sia, scandisce un tempo in cui ci si ritrova, ci si riavvicina, si ferma il tempo. E si entra in una atmosfera conosciuta e sempre uguale in cui ripetere gesti, parole, suoni, movimenti, che mettono in contatto con se stessi e con il partner.  Un rito può anche essere il cinema del lunedì, la cena a due del venerdì, la lezione di tango del martedì e così via. Apparentemente, quindi, una qualsiasi routine.

La differenza tra rito e ritualità risiede nell’emozione. Quanto si è presenti nel compiere quel gesto rituale. Quindi, la differenza, anche nella coppia, sta nell’emozione. Un gesto che si svuota della nostra presenza, che compiamo con la mente altrove, di fatto si impoverisce. Perde di energia. Talvolta lo facciamo senza pensare che compiere distrattamente un gesto porterà a qualche conseguenza. Semplicemente in quel momento magari siamo oberati di pensieri, di doveri.

La vita è dinamismo, quindi anche nella coppia le abitudini saranno dinamiche, in evoluzione. Dovranno cambiare periodicamente con l’evolvere dei partner. Ma c’è una differenza profonda tra il perdere una ritualità di coppia come conseguenza dell’allontanamento emotivo dei partner, dal perdere una ritualità perché oramai superata e trovarne una nuova. La differenza è nell’intenzione. nell’energia che mettiamo per tenere salda la coppia.

L’emozione, l’amore, la complicità si rinnovano nella condivisione. Prevenire è meglio che curare, e allora direi che sarebbe opportuno mantenere viva la condivisione per evitare il rischio di un allontanamento emotivo e quindi anche fisico.

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