Il parto: naturale è meglio? Al di là del mito

Juno, Una scena del film

Il parto. Naturale è meglio? Ne siamo proprio sicuri?
Negli Stati Uniti si chiama Goddess myth: la maternità come un momento stupefacente, imperdibile, rigorosamente divino, della vita della donna. Ogni istante è da vivere pienamente, integralmente. Il corpo diventa, quindi, un tempio inviolabile, dove il parto deve essere il più naturale possibile e l’allattamento al seno quasi obbligato. Soprattutto, la maternità deve rendere raggianti, felici.

La maternità e il parto sono ogni volta vissute divinamente?
Il Time ha, a tale proposito, eseguito un’indagine tramite SurveyMonkey – uno strumento di indagine on-line – su un campione di 913 donne.
Ciò che colpisce maggiormente dei dati raccolti è che circa il 50% delle neomamme sembrerebbe aver sperimentato rimpianto, vergogna, senso di colpa e rabbia, principalmente a causa delle complicazioni inattese e della mancanza di supporto dopo il parto.

Parto in acqua

Come mai le emozioni e i racconti differiscono dalle aspettative?
Sicuramente, sostiene il Time, una parte di responsabilità è dovuta a internet dove i consigli medici si mescolano alle opinioni personali – come nei forum, per esempio, sui canali Youtube dedicati a questi temi o nei Blog -. Un’altra parte di responsabilità è da attribuirsi alle foto postate dalle star raffiguranti splendide donne sorridenti, felici, serene, che incarnano perfettamente il Goddess Myth. Infine, non di poca rilevanza, sono i giudizi, i consigli non richiesti, gli sguardi, i sospiri e chi più ne ha più ne metta, che inondano le donne in stato interessante nella loro vita quotidiana; sul tema gravidanza e figli diventiamo, chissà perché, tutti grandi esperti.

È possibile che dalla fiducia cieca nella scienza e in tutto ciò che da essa deriva siamo passati alla fiducia cieca in tutto ciò che è naturale applicando acriticamente il pensiero più diffuso?
Forse, come sempre, in medio stat virtus. Chissà, però, se andrà mai di moda.
Molto interessante è l’affermazione di Catherine Monk. Psicologa e professore associato alla Columbia University Medical Center, le cui ricerche sono incentrate sullo stress nelle madri, la quale sostiene che tutta questa attenzione per la maternità porta le donne a un eccesso di ricercatezza e perfezione, amplificata dalla risonanza che l’evento ha su internet e sui social.

Come spesso accade, l’attenzione è posta sull’immagine della gravidanza e della maternità e meno su ciò che queste sono in realtà. Un momento profondamente intimo e di grande cambiamento per la donna e per la coppia. Durante i 9 mesi di gravidanza nasce di fatto una famiglia. La coppia si deve configurare in coppia genitoriale per far spazio a un terzo, come si legge bene nel libro Da Due a Tre di Maria Ballardini. La potenza delle sensazioni corporee che la gravidanza induce e le emozioni che ne conseguono portano la donna a un nuovo rapporto con se stessa, a una diversa intimità, portando queste novità nella relazione di coppia.
Ogni donna è diversa dall’altra, così come ogni gravidanza, ogni maternità e ogni coppia perché diverse sono le condizioni in cui questi eventi si svolgono, perciò è necessario essere liberi di scegliere, ascoltandosi e rispettandosi.

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