Incontrerai l’uomo, o la donna, dei tuoi sogni. Un chiodo fisso. Subiamo un’incredibile, irrefrenabile fascinazione per l’amore, la coppia perfetta e tutto ciò che speriamo ne consegua. Solo che, a volte, ne consegue ben altro: delusioni, ferite, frustrazioni. Di esperienze del genere, in studio, ne ascolto in abbondanza. Ricordate il film di Woody Allen dal titolo Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni? Questa ricerca non risparmia nessuno, nemmeno l’arte, il cinema, i romanzi, la storia, la poesia.
Se riuscire a incontrare l’uomo o la donna dei sogni diventa un pensiero fisso, salvifico, strada obbligatoria verso la felicità, l’oggetto di questa speranza avverte la tensione? Ovviamente sì. E scappa a gambe levate, uomo o donna che sia. Come biasimarli! Quando si è troppo concentrati nella ricerca del partner difficilmente si può essere rilassati, piacevoli, pieni di vitalità.
In teoria, quindi, basterebbe ignorare questa idea fissa. Troppo facile, nella pratica non sempre ci si riesce. Non si può chiedere a se stessi di smettere di desiderare una relazione d’amore o desiderarla meno intensamente. Si può però cominciare, ad esempio, a tenere a mente che questa tensione è percepibile dal lui/lei in questione.
Mi è capitato di leggere decaloghi su come rendere più efficace la ricerca del partner perfetto. Un misto di senso comune, consigli pratici e un tocco di psicologia. In molti casi mi sono trovata d’accordo con ciò che leggevo. Fossero in 10, 5 o 15 punti, spesso quello che mancava era un aspetto fondamentale: la necessità di stabilire un rapporto il più possibile soddisfacente e trasparente con se stessi insieme alla conoscenza profonda, intima, delle proprie sensazioni ed emozioni.
“Conosci te stesso”: l’hanno già scritto alla fine del IV secolo e la frase, da allora, è stata molto citata, a volte sembra che abbia perso il suo vero significato. Con i miei pazienti esploro storia, famiglia, relazioni passate – cosa le ha fatte scoccare o le ha interrotte -, quanto la presenza dell’altro è funzionale all’immagine di sé, fantasie sulla coppia e sul partner ideale. Cosa provano e quello che realmente comunicano in modo più o meno consapevole, all’altro. E molto ancora.
Perché la conoscenza di sé è così importante? Proprio per renderci consapevoli di ciò che comunichiamo realmente nell’incontro con l’altro e per indirizzare la ricerca verso le persone a noi affini.
Per esempio, se durante un’uscita con amici o colleghi si conoscono persone nuove (non potenziali partner) il primo pensiero non sarà quello di trasformare quella conoscenza in un’amicizia duratura, la più importante e fidata che avremo, quanto piuttosto a ciò che abbiamo provato, all’interesse che ha suscitato in noi quella persona, alla simpatia o antipatia, alla gentilezza o sgradevolezza. Mentre con i potenziali partner spesso, già durante il primo incontro, ci si proietta in futuri lontani, catastrofici o rosei che siano, poco importa, ricoprendo questi sconosciuti (poveri loro) di aspettative.
Come si può invertire questa rotta? Concentrando l’attenzione su di sé, sulle proprie emozioni, evitando di focalizzarsi sull’altro. Mantenendo il proprio centro, la serenità e convogliando le aspettative salvifiche dall’amore all’amore per se stessi.
Imparare a stare con se stessi divertendosi, non rifuggendo la noia e la paura della solitudine. Saper amare è qualcosa che si apprende.